Bin Laden è vivo e lotta con noi: la bufala mediatica della morte del capo di Al-Qaida

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Il titolo di questo post è volutamente provocatorio. Sono ben lungi infatti dall’essere a favore del terrorismo, in qualunque sua forma e sotto qualunque denominazione, o dal considerare Bin Laden un leader carismatico dalla cui parte schierarsi. Ciò che mi preme affermare invece è che non credo pienamente a tutta questa gigantesca messinscena dell’uccisione del leader di Al-Qaida da parte delle forze militari americane. La foto del terrorista morto realizzata con photoshop e l’ammissione della stessa TV pakistana, che per prima aveva diffuso l’immagine, che si tratti effettivamente di un falso, creato ad arte, basterebbero da sole a suscitare perplessità e dubbi in qualunque persona di buon senso. Il suggello finale a questa notizia tarocca, confezionata ad uso degli sprovveduti, è la sepoltura di Bin Laden in mare. Le ragioni di questa decisione? Le sue spoglie  non interessano a nessuno, inopportuno inoltre tumularlo in una tomba che potrebbe divenire luogo di pellegrinaggio o, peggio, di venerazione. Cerimonia islamica privatissima in mare dunque e fatta festa finita nelle acque del Golfo Persico. Il lapsus planetario tra i nomi Osama e Obama poi, divenuto per i giornalisti televisivi “Obama Bin Laden”, conclude degnamente questa storia dal sapore della farsa mediatica. Se il cadavere c’è perché non mostrarlcelo? Assolutamente inverosimili anche in questo caso le motivazioni diffuse a mezzo stampa: il volto del terrorista sarebbe  talmente sfigurato dai proiettili da risultare raccapricciante. Questa tra tutte è davvero la balla più grossa! Ci hanno mostrato con compiacimento i cadaveri martoriati di Abu Musab Al-zarqawi, tanto per citarne uno, e l’impiccagione di Saddam Hussein, mandata in onda senza pudore dai TG nazionali negli orari di pranzo e di cena, come se nulla fosse. Il cadavere di Bin Laden però no: lui sarebbe troppo. Invedibile, raccapricciante, da censurare. Che Bin Laden sia esistito  davvero o che fosse solo un’icona malefica, un simbolo nefasto, come alcuni hanno azzardato, penso che solo una poveraccia come la  solita Santanchè, intervistata in merito da Omnibus, su La7, potesse affermare: «chi se ne frega del cadavere» ed è abbastanza surreale, oltretutto, che ad una come lei vengano fatte esprimere opinioni in televisione. Triste segno anch’esso della decadenza dei tempi. Al “me ne frego” qualunquista e fascista vorrei opporre il motto di Don Milani: “I Care”, che faccio mio ancora una volta. A me interessa. La verità m’interessa ancora, m’interesserà sempre, perdonate la mia pedanteria.

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