I Blue/Room: un emozionante viaggio alla scoperta delle sonorità dei Depeche Mode. Il frontman Marco Giraldi si racconta

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Ascoltarli dal vivo significa farsi coinvolgere dalle loro atmosfere notturne, oniriche. I Blue/Room, apprezzata Tribute Band dei Depeche Mode, sono nati a Pescara nel 2007 e durante il loro percorso hanno ripercorso il repertorio della band inglese, restando sempre fedeli a se stessi.
Marco Giraldi è l’ispirato vocalist e leader dei Blue/Room, un artista intenso e convincente. Sono sicura che molti di voi saranno curiosi di ascoltarli dopo aver letto l’interessante intervista che proprio lui, Atrum Gahan, (questo il suo nick su facebook) mi ha rilasciato.

Dom. Cosa significa in termini di difficoltà tecniche essere una Tribute Band dei Depeche Mode, uno dei gruppi di musica elettronica più sofisticati del panorama europeo?

Risp. Le difficoltà tecniche riguardano soprattutto l’esecuzione dei brani, la ricerca accurata dei suoni. Fortunatamente disponiamo di strumenti tecnici davvero validi e all’avanguardia e ci avvaliamo di un’ottima sinergia. Ognuno di noi proviene da esperienze precedenti che lo hanno condotto a studiare questo tipo di musica, conosce il mondo dell’elettronica. Per questo non incontriamo particolari ostacoli.

Dom. Il vostro gruppo è nato alla fine del 2007, ma recentemente ha modificato la sua formazione. Cosa è cambiato e perché?

Risp. Sono nato a Potenza, e dopo essermi trasferito da lì, dove suonavo in un’altra tribute band dei Depeche: gli Exiter, tutt’ora attiva, trasferendomi a Pescara ho voluto far nascere anche qui un gruppo che suonasse il repertorio dei Depeche Mode. Sono stato io a divulgare in un certo senso la passione per loro e a catalizzare intorno ad essa gli altri elementi della band, tra cui Francesco Sacco, che è il nostro tastierista e che si occupa anche della programmazione dei suoni. Lui ad esempio musicalmente era assai più legato ai Pink Floyd e Marco Berardi, uno dei migliori chitarristi del panorama abruzzese. Io e Raissa Biscotti, che ora non suona più con noi, siamo stati un po’ l’anima di questa iniziativa. Lei ora ha scelto di perseguire un altro suo obiettivo artistico, essendo una fotografa di moda professionista, attiva anche all’estero. Trovare una persona che la sostituisse ovviamente non è stato semplice, anzi, direi che si è trattato di un distacco traumatico, poiché con Raissa avevamo davvero ricreato delle atmosfere musicali “depechiane” autentiche, proprio perché era lei, insieme a me, a coltivare più intensamente questa passione. Gli altri membri però si sono fatti coinvolgere rapidamente da queste sonorità, sentendosi coinvolti quanto noi due. Senza Raissa è stato un po’ come ricominciare da capo, per fortuna abbiamo trovato Daniele Vitali, il nuovo tastierista, che pur avendo suonato in precedenza tutt’altro, poiché impegnato in una tribute band dei Queen, è riuscito benissimo e rapidamente a sintonizzarsi con noi. Pensa che in un mese abbiamo provato solo 4 volte, prima di esibirci insieme dal vivo: quasi un miracolo!

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Ascolta i Blue/Room: PHOTOGRAPHIC.mp3

Dom. Il tuo timbro di voce, come è stato da molti osservato, e io stessa che ti ho sentito cantare posso darne conferma, è straordinariamente simile a quello di Dave Gahan. Come questa caratteristica ti facilita nell’interpretazione?

Risp. Indubbiamente la somiglianza tra le nostre due voci mi aiuta, sono del parere che nel momento in cui segui la tua passione per un gruppo celebre e crei una tribute band il tuo compito non sia certamente quello di scimmiottarla. Mi rendo conto che non dovendo sforzarmi per imitare, per così dire, la particolarissima voce di Gahan, sono in qualche modo un passo avanti. Quanto all’intensità delle mie interpretazioni, deriva unicamente dal sentirli profondamente, ed è per così dire naturale.

Dom. I Depeche Mode hanno una storia costellata da episodi di forte trasgressione, l’esperienza della droga in primis, il tentativo di suicidio di Dave Gahan. Vi sentite attratti in qualche misura dal “lato oscuro” della band inglese o ve ne sentite totalmente estranei?

Risp. Diciamo subito che il nome del nostro gruppo potrebbe trarre facilmente in inganno, poiché la stanza dalle pareti dipinte di blue, o tra il blue e il violet, era quella in cui Gahan si chiudeva per giornate intere bruciate consumando droga. Il brano «In your room», esprime in realtà il dolore di Martin Gore, nel vedere in che modo l’amico Dave si stava autodistruggendo. Personalmente, e credo di parlare anche per gli altri Blue/Room, mi sento attratto principalmente dalla profondità dei testi dei Depeche Mode, dalle loro atmosfere. Suonare e cantare la loro musica è per me un lavoro interiore, significa scavare dentro noi stessi. Cantare può sembrare facile, ma comprendere davvero un brano è tutt’altra cosa.

Dom. Quali sono i tuoi Depeche Mode preferiti? Se lo chiedessi a me, ti citerei senza esitazione «Everything Counts», del 1983 o «Master and Servant», dell’84, come tra i miei pezzi favoriti, e tu in quali brani del loro repertorio ti identifichi di più?

Risp. Difficile dirlo, magari sarà banale dirlo ma «Violator», il loro settimo album, uscito nel 1990, per me è uno dei loro capolavori, uno dei dischi che forse più li ha contraddistinti musicalmente. Penso sia un disco dietro il quale ci sia stata una ricerca più accurata dei suoni. Credo rappresenti uno spartiacque, un momento di passaggio tra un’epoca e l’altra della loro produzione, pur non disdegnando dischi più recenti, cito tra tutti «Playing The Angel» del 2005, che è un ritorno al vecchio dark dei Depeche, con sonorità più crude. Sicuramente però tra tutti scelgo Violator.

Dom. e se tra tutti dovessi decidere un solo brano dei Depeche Mode da salvare su quale cadrebbe la tua scelta?

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Ascolta i Blue/Room: WRONG.mp3

Risp. Difficile, davvero…Sono talmente tanti! Ma credo forse «In your room», che reputo uno dei loro pezzi più belli, anche se trovo intramontabile anche «Enjoy the silence», sia sotto il profilo della musica che del testo. Ogni volta che suoniamo dal vivo notiamo che il pubblico non smette di provare interesse nel riascoltarlo. Tieni conto della difficoltà di essere una tribute band dei Depeche. Non si tratta di un genere di così largo consumo e il pubblico conosce solo pochi brani, quasi sempre gli stessi. «Personal Jesus», «Enjoy the silence», «Just can’t get enough». Ti ripeto, io scelgo «In your room».

Dom. chi come me ha avuto il piacere di ascoltarvi dal vivo ha osservato che mentre canti sei totalmente rapito dalle atmosfere rarefatte e oniriche che riuscite così bene a ricreare,appari visibilmente concentrato e quasi assorto in te stesso, come se quella che vivi in concerto fosse un’esperienza intima tra te e la musica, piuttosto che di relazione col pubblico.

Risp. Vero, in quei momenti è come se fossi da solo con la musica, spesso canto ad occhi chiusi, c’è chi mi ha criticato per questo, ma è l’esigenza che sperimento di trovare quei suoni quasi dentro me stesso, in un dialogo intimo con i brani che interpreto. Mi immergo completamente nei suoni, mi fondo con la musica.

Dom. Al termine di questa chiacchierata, per me molto piacevole, vorrei tu mi dicessi quali sono i vostri progetti come band per l’anno che inizia e quali prospettive immagini per i Blue/Room

Risp. Tra i nostri propositi più immediati c’è quello di ampliare il nostro progetto live, anche sotto il profilo geografico, suonando in zone che per ora sono ancora rimaste off-limts, come ad esempio il Lazio, per la difficoltà di avere dei contatti con agenzie del luogo. Sotto il profilo del repertorio vogliamo recuperare dei brani che fino ad ora sono rimasti fuori dalla nostra scaletta, principalmente i Depeche Mode delle origini. Soprattutto vogliamo migliorare, curandolo di più, l’aspetto scenografico delle nostre esibizioni, mediante l’uso di laser, ad esempio. Anche la resa audio va curata e perfezionata. Il gruppo resta la mia grande passione, malgrado la difficoltà del proporre questo genere su vasta scala. Difficile guadagnarci, detto in termini pratici. Abbiamo suonato da Taranto a Modena e i costi da sostenere, tenuto conto delle apparecchiature, non sono minimi. Comunque fino a quando c’è la benzina faremo senz’altro camminare la macchina!

Risp. Benissimo: grazie davvero Marco e in bocca al lupo! Continueremo a tenervi d’occhio!

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