Se la cronaca diventa «Pornografia del dolore»

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«Non c’è limite al peggio!» , sento spesso ripetere. Eppure un limite esiste, di tipo etico, ed è dovere civico di ciascuno di noi ribadirlo. Penso soprattutto alla deriva scandalistica di telegiornali e trasmissioni televisive che hanno oramai superato di gran luga i limiti della decenza. L’informazione sembra gravemente malata, inquinata dalla smania di ascolti, le notizie vengono selezionate in base a criteri discutibilissimi e, accantonata per sempre ogni pretesa di obiettività, siamo oramai alla guerra dei numeri e dei titoli roboanti. Dopo il naufragio della Concordia, ad esempio, giornali e telegiornali strabordavano di notizie di disastri analoghi, ci è stato dato conto persino dell’affondamento di alcune barchette di carta messe in acqua da un gruppo di bambini in un laghetto vicino casa. Alimentato dall’alibi del dovere di cronaca, fiorisce un sottobosco di programmi spazzatura che solleticano le smanie voyeuristiche e i bassi istinti di un pubblico oramai imbastardito da tanta bruttura. Ha proprio ragione Stefano Pallotta a chiamarla “pornografia del dolore”! E di cos’altro si tratta se non di questo?
Pierpaolo Pasolini parlando della televisione dichiarò: «Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo.(…) Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre.» Con maggiore ottismo invece a me piace pensare che sia ancora possibile una guarigione, una palingenesi e che, finalmente disgustati dalla brutalità e dal compiacimento con i quali i cosiddetti programmi di approfondimento raccontano la cronaca, specialmente quella nera, i telespettatori si riapproprieranno del loro status di cittadini, rifiutandosi d’esser considerati solo utenti, o peggio ancora consumatori. Spegniamo la Tv, riaccendiamo il rispetto dovuto alle vittime, solo sottraendoci alla spietata logica dei dati di ascolato potremo mutare in meglio il volto sfigurato dell’informazione.

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