Silvio Berlusconi e Alfonso Signorini decisero di non pubblicare il filmato a luci rosse del governatore Marrazzo. Ecco cosa mostrava – parte 2

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Segue da parte 1

Davvero Piero Marrazzo si recava nell’appartamento dei trans sulla Cassia con l’auto di servizio? La cocaina che era sul tavolo dell’appartamento di Via Gradioli è stata davvero portata dai carabinieri sul luogo del filmato per incastrare Marrazzo e potergli così estorcere un’ingente somma di denaro? Interrogativi entrambi che aspettano una risposta. Ma cosa si vede in quelle immagini? In esse si indugia sulla  nudità di Natalì, che si affretta a coprirsi con uno scialle, poiché a torso nudo, sul tesserino plastificato di Marrazzo per entrare alla Regione, sul governatore in camicia, il suo portafogli e una striscia di coca sul comodino. Si distingue chiaramente la voce di Piero Marrazzo che dice “mi rovinate. E’ una rovina”. I carabinieri coinvolti nella squallida vicenda sono: Luciano Simeone e Carlo Tagliente, per i quali è stata disposta la custodia cautelare, Antonio Tamburrino e il maresciallo Nicola Testini. Le intercettazioni telefoniche che li riguardano non ammettono dubbi, in esse parlando tra loro gli esponenti dell’arma dicono esplicitamente: “con questo video faremo i soldi”. Alfonso Signorini spiega che non avrebbe pubblicato il filmato perché convinto che “quello che uno fa dentro quattro pareti sono affaracci suoi”. Probabilmente, ma la cosa cambia di molto se si tratta di qualcuno delegato ad amministrare una della regioni chiave della nostra penisola.
La torbida vicenda riporta alla mente certe immagini di un bel film americano del 1997, L.A Confidential, in cui uno strepitoso Denny DeVito organizzava incontri compromettenti con irruzioni di fotografi ai danni di personaggi in vista, con la connivenza della polizia. Ma quella era la Los Angeles degli anni Cinquanta, narrata da un romanzo di James Ellroy. Triste constatare che la realtà italiana di oggi non sia in verità assai diversa e migliore.

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