Bellezza a tutti i costi. La psicoterapeuta Susie Orbach spiega come il mercato ci spinga ad odiare il nostro corpo per monetizzare le nostre insicurezze – parte 2
Segue da parte 1
Bombardati da modelli di perfezione irraggiungibili siamo spinti, spiega la Orbach, ad odiare il nostro corpo, considerandolo una sorta di «infortunio da sanare con ogni mezzo», da un’industria che vende insoddisfazione e frustrazione. La posta in gioco è alta, anzi altissima, tutto il mercato dell’estetica, con fatturati stratosferici, (palestre, centri benessere, cosmesi, chirurgia plastica, apparecchiature e attrezzi per uso domestico) si regge sull’insoddisfazione di sé, sulla ricerca ossessiva di un corpo altro e migliore, di un’impossibile traguardo: la bellezza perfetta. Susie Orbach ci mette in guardia contro un’industria che produce senso di colpa per venderci soluzioni solo in apparenza miracolose e rapide. Obbligati a confrontarci con personaggi del mondo dello spettacolo il cui solo mestiere è rendersi attraenti e desiderabili, siamo portati a considerare un nostro dovere l’essere belli come loro, in una distorta democratizzazione della bellezza. Reagire è importante, vivere il proprio corpo dall’interno, più che dall’esterno, non come semplice oggetto da esporre all’altrui apprezzamento e approvazione, soprattutto non come materia prima plasmabile nelle mani degli operatori del mercato della felicità illusoria ed effimera dell’apparire.
Corpi, di Susie Orbach, Codice Edizioni, pp. 180, 17 euro