C’è zucchero nello spazio

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Un gruppo di astronomi italiani, francesi e spagnoli ha individuato una molecola di zucchero che viaggia nello spazio a 26000 anni luce dalla Terra.
La scoperta, avvenuta mediante l’utilizzo del potente radiotelescopio delle Alpi di Grenoble, fornisce informazioni importantissime riguardo la nascita della vita sul nostro pianeta e non solo.
L’esistenza dello zucchero “glicoaldeide”, così si chiama la molecola osservata nella nube stellare G31 non lontano dalla Via Lattea, giustifica la teoria di Hoyle (astronomo e scrittore di fantascienza degli anni 50), il quale, negli anni in cui Miller
sviluppava i sui studi sul “brodo primordiale”, affermava che la vita si sarebbe generata nello spazio per poi colonizzare la Terra.
D’altra parte i precedenti a riguardo non mancano: in un meteorite caduto lo scorso giugno sono stati ritrovati dei precursori del DNA e dell’RNA,
sono state trovate tracce di acqua su Marte, sonde spaziali hanno recentemente rilevato tracce organiche nell’atmosfara di Giove e di una delle sue lune, Titano.
Ma da dove deriva l’importanza di questo glicoaldeide? Per Ernesto Di Mauro, docente di biologia molecolare alla Sapienza di Roma: “Senza questi zuccheri DNA e RNA assomiglierebbero a spaghetti scotti lasciati a galleggiare nell’acqua”. Lo zucchero infatti contenendo carbonio (il più abbondante nell’Universo dopo idrogeno e ossigeno) è rigido e può essere paragonato ad un mattoncino lego che, ha la straordinaria caratteristica di potersi connettere con facilità ad un numero molto elevato di strutture, compresa quella elicoidale del DNA.
Aveva forse ragione Hoyle, che circa mezzo secolo fa arrivò a scommettere con i radioascoltatori del suo programma, che da qualche parte nello spazio più profondo esistesse già una squadra di cricket capace di sconfiggere le nazionali inglesi e australiana (le più forti ai suoi tempi)?