Eminem: il real Slim Shady che ora non vuole più essere famoso

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Eravamo abituati alla sua presenza, ai ritmi martellanti dei suoi rap, scanditi sempre con precisione millimetrica, alle sue intemperanze e alla rabbia figlia delle periferie urbane che si portava dietro. Dentro ai suoi testi il malcontento e la ribellione si mescolavano all’aggressività e talora alla malinconia, senza mai cedere alla banalità del luogo comune. Marshall Bruce Mathers III, detto anche Slim Shady ad un certo punto ha deciso di sparire dalle scene, eclissandosi in un lungo silenzio iniziato dopo la dura campagna anti-Bush del 2004.
Eppure il successo della sua musica non aveva conosciuto crisi, dopo il boom di The Marshall Mathers LP del 2000 che nella sola prima settimana di uscita aveva venduto 1,7 milioni di copie, un record ancora oggi imbattuto per un album rap. (l’album ha venduto fino ad oggi 22 milioni di copie nel mondo, consacrando Eminem a indiscussa star internazionale). 
Nel 2003 si era guadagnato l’Oscar per la miglior colonna sonora del film autobiografico 8Mile (nel quale recitava come protagonista) e ben nove Grammy.
Le sue dure rime raccontavano della misera infanzia senza un padre, dei difficili rapporti con una madre tutt’altro che esemplare, dipendente da farmaci e facile alla menzogna, delle botte prese nel quartiere dai più grandi, quando era poco più che un fragile bambino dai biondissimi capelli. Con un passato da lavapiatti e un fallito tentativo di suicidio alle spalle Eminem era stato incoronato unico rapper bianco degno di stare al pari dei grandi artisti nati nei ghetti neri. Dopo le polemiche e lo scandalo suscitato dai suoi testi, ironici, graffianti, derisori, accusati di razzismo, omofobia e misoginia, dopo i problemi con la legge, con le droghe, con la moglie e con la madre, ormai all’apice della celebrità e dopo l’ultimo disco, Encore, del 2003, che solo in America ha venduto ben 5 milioni di copie, Eminem ha deciso di tacere.
Moltissime le ipotesi e altrettante le illazioni su questo lungo silenzio, di vero c’è che Eminem ha dolorosamente patito la scomparsa del fraterno amico e spalla nei concerti Proof, ucciso nel 2006 a Detroit, nello stesso ghetto di 8Mile durante una rissa. Per sua stessa ammissione ancora oggi, a due anni dall’omicidio rilutta all’idea di salire sul palco senza di lui.
L’altra verità è che “l’artista ha sviluppato una idiosincrasia per la celebrità”, come dichiarato dall’editore che ha pubblica ora la sua biografia: The way I am, Brian Tart.
In essa Marshall spiega le ragioni del suo lungo silenzio, che rischia persino di compromettere la sua carriera, con testi, disegni e un DVD contenente filmati inediti.
Del resto Eminem aveva più volte chiarito che celebrità e ricchezza non sono mai stati i suoi obiettivi prioritari e soprattutto ora dobbiamo credergli. Certo ripensando alla folgorazione che ebbi ascoltando i suoi primi brani e all’ubriacatura che è stato per me il Marshall Mathers LP non posso non augurarmi che l’annunciata uscita del suo prossimo lp, Relapse, fatta slittare all’autunno 2009, sia una realtà.

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