Gli sconvolgenti esiti dell’autopsia confermano: al momento della morte Michael Jackson era un relitto umano – parte 1

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I primi esiti dell’autopsia di Michael Jackson, resi noti dai quotidiani britannici, descrivono un quadro sconvolgente. Come forse in molti immaginavamo Michael era in pessime condizioni di salute, un autentico relitto umano. Il re del pop era ormai ridotto ad uno scheletro, il cui stomaco vuoto era pieno unicamente di pillole, il suo corpo era martoriato dalle cicatrici di iniezioni di antidolorifici (se ne praticava due al giorno), persino sulle spalle e sui fianchi, e sono stati riscontrati gli esiti di ben tredici interventi  consecutivi di chirurgia plastica. Jako, abbiano detto, era gravemente emaciato, presumibilmente anoressico, sembra si nutrisse a malapena una volta al giorno. Il suo declino fisico è apparso al coroner ben più grave di quanto si presumesse. Aveva perso gran parte dei suoi capelli e aveva lividi inspiegabili sulle ginocchia e sugli stinchi e tagli sulla schiena, forse conseguenti a un trauma recente. Ormai pelle e ossa, pesava appena 51 chili,  portava su di sé i pesanti segni dell’autodistruzione. La chirurgia che si era inflitto ne è palese testimonianza e torno a domandarmi come sia stato possibile che medici senza scrupoli abbiano potuto continuare a manipolarne le sembianze senza indurlo a curare la sua grave dismosforfobia. Nel corso degli anni Jackson, sempre più scollegato dalla realtà, aveva bruciato il proprio patrimonio dissennatamente. Chi gli era vicino conosceva bene la sua ingenuità e la sua inconsapevolezza e ne ha approfittato selvaggiamente. Sembra che la stessa madre di Michael, Katherine, solo poche ore dopo il suo decesso, abbia telefonato alla donna che per lunghi anni si era presa cura di lui come domestica e aiutante personale, la quarantaduenne Grace Rwaramba, per chiederle dove Michael nascondesse abitualmente i soldi in casa.

Segue parte 2

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