I forzati dello sharing: condivido dunque sono. Se non sei social non esisti
I forzati dello sharing: condivido dunque sono. Se non sei social non esisti
Non ci bastavano il cibo e lo shopping, tra le nuove dipendenze, quella dallo sharing è probabilmente la più insidiosa. I social media e i social network hanno generato una nuova specie di mostri, capaci di proliferare più rapidamente degli zombie di Walking Dead, moltiplicandosi senza controllo e dilagando a macchia d’olio. Diciamocelo: una vacanza non è tale senza almeno un paio di scatti su Instagram. Chi crederà che ci stiamo davvero divertendo, che siamo stati fuori per cena, o a Parigi, o alla sagra della porchetta, che siamo al mare con gli amici, che abbiamo conosciuto un personaggio noto, che abbiamo davvero visitato una città d’arte, se non vedrà coi suoi stessi vivi occhi mortali le nostre facce sorridenti, un po’ statiche ed ebeti, bloccate nella fissità di uno scatto fotografico, affacciarsi sul nostro profilo social? Siamo pertanto sempre pronti al click, avidi di cheese, bramosi di smile, affamati di selfie. Vivere sembra ormai poca cosa, senza immagini dai vividi colori che ci ritraggono mentre esistiamo.
Qualunque sia la cosa che stiamo facendo, qualunque sia lo spettacolo cui stiamo assistendo, chiunque sia la persona con la quale stiamo cenando, qualunque sia il cibo che ci stanno servendo, la torta che stiamo cucinando, tutto sembra essere subordinato allo scatto ben riuscito, alla foto sorprendente, che dimostri agli altri che ci siamo, che siamo davvero lì, che è tutto vero. Questa moderna ossessione non esprime, a guardar bene, alcun reale desiderio di “condivisione”. Gelosi come siamo di tutto ciò che ci appartiene, smaniamo unicamente dal desiderio di apparire, mostrarci, pavoneggiarci e possibilmente strappare un like. Il vertice del piacere, il brivido estremo, lo si raggiunge però solo nel suscitare invidia, nel dimostrare agli altri che riusciamo a spassarcela assai meglio e più tempo di loro, che le nostre vacanze sono più divertenti e costose, più esotiche e avventurose e che la nostra vita è assai più fotogenica della loro. Triste modernità quella in cui se non sei social, oramai, non esisti.