I vescovi su Avvenire attaccano duramente Berlusconi per il quale si profila ora lo spauracchio di un “divorzio per colpa” – parte 2
Segue da parte 1
Il Cavaliere dopo aver dato in escandescenze nei giorni scorsi, ora sceglie la linea morbida, terrorizzato com’è dalla minaccia di un “divorzio per colpa” che, rispetto ad una separazione consensuale, richiederebbe tempi molto più lunghi e lo sottoporrebbe alla gogna mediatica, mettendo finalmente in piazza i suoi vizi privati, dopo che per decenni ha sbandierato ai quattro venti solo improbabili pubbliche virtù. La controffensiva del premier nei confronti dell’ex moglie comincia con la consultazione dei soliti fidi consiglieri che dettano la nuova linea del “lupo in veste di pecora”. Ancora sorridente, esteriormente immutato, il Cavaliere si fa ospitare da una delle innumerevoli reti televisive gestite dal suo governo, il solito Porta a Porta di un servile e riverente Bruno Vespa, ancora in veste di gran ciambellano. Parla ancora di complotto ordito dalla sinistra, invidiosa della sua immensa ed eccelsa fama, riferendosi all’ex moglie dice di nutrire per lei grandissimo affetto, nemmeno parlasse della vecchia zia decrepita. Lo spauracchio del lungo processo che lo porterebbe a lavare in piazza i panni sporchi lo perseguita. Lui non ha niente da nascondere, nessuno scheletro nell’armadio, la sua coscienza è cristallina: ma a chi vuole darla a bere? La sua ossessione per le donne giovani e procaci è comprovata da decenni di frequentazioni femminili tutt’altro che innocue. La recita del finto ingenuo è addirittura più penosa delle facce da volpone delle foto con le sue protette. Intanto sul web le foto della festa di compleanno della candida Noemi Letizia insieme al suo “papy” (come la ragazza è solita riferirsi a Berlusconi) imperversano. Negare l’evidenza, però è tipico del premier, lo sappiamo da tempo. Non a caso al fianco di Veronica Lario, compattamente schierati, stanno tutti e tre i loro figli, testimoni di un matrimonio tutt’altro che privo di ombre, confortati dall’opinione pubblica, malgrado il vergognoso servilismo dei telegiornali di stato i cui giornalisti più che alla verità badano a salvaguardare i propri stipendi. Per il premier potrebbe trattarsi dell’annuncio di un’immane catastrofe.