Il mistero delle ferite sulle gambe di Michael Jackson – parte 2
Segue da parte 1
Già ai tempi della perquisizione a Neverland, fatta seguito all’arresto di Jackson nel 2003 in conseguenza delle accuse di pedofilia, la polizia sequestrò quantità industriali di farmaci proibiti e la sua familiarità col Demerol, tanto per citarne uno dei più devastanti, è testimoniata dallo stesso Jackson in una sua canzone.
Fermo restando il fatto che personalmente nutro una totale venerazione per l’artista Jako e il suo inimitabile stile, come ho detto e ripetuto fino alla noia, occorre avere la lucidità di ammettere che sul proprio conto, ormai da decenni, Michael non la raccontasse giusta. Il dolore esistenziale e quello fisico lo avevano spinto all’abuso di sostanze che nel corso degli anni hanno minato fortemente il suo equilibrio psichico ed emotivo e chi si ostina a negarlo mente. La sua stessa morte è da imputarsi all’abuso di sostanze proibite. I testimoni, tra cui l’infermiera Kathryn Buschelle, riferiscono che Jackson abusava del sedativo Diprivan, per vincere il dolore causato dal laser usato per i continui peeling dermatologici cui si sottoponeva. E’ arrivato a farsi sedare fino a 72 ore consecutive restando dormiente nella sua casa, cito testualmente: «come un cadavere vivente». Le sue trasformazioni estetiche continue e compulsive altro non sono che l’ennesima espressione di un disagio e di un malessere mai risolti e superati. Questo è quanto. Non entriamo ora nel merito di tutti i “si dice”, di tutte le ipotesi vere o surreali.
Non capisco perché Jackson avrebbe dovuto dire la verità quando parlava del morso di un ragno dal momento che si ostinava a negare, mentendo spudoratamente, di sottoporsi a continui ritocchi chirurgici come la stessa autopsia ha confermato. Non ci bastano nemmeno le foto per capire che mentiva? La sua grandezza è anche frutto della sua estrema fragilità, anche per questo, anche per le sue debolezze ed errori continueremo ad amarlo, ma non in modo acritico e cieco. Michael è stato un genio, la sua arte vivrà per sempre, non per questo dobbiamo santificarlo.
ormai michael non c’è più,è morto. Sia che lo amavi o lo odiavi era ed è un grande della musica, e come tle va rispettato. In sostanza, ora è morto, tutte le sofferenze che ha passato da vivo, imaltrattamenti del padre e le piccole umiliazioni inflitte alla sua fragile e scarsa autostima, tutto questo era tanto da sopportare per unapersona, quindi ora che non c’è più, lasciamolo riposare in pace..