La crisi economica investe anche il calcio

In attesa del contentino che il governo ha stanziato per le fasce meno abbienti, forse per cercare di non far entrare il Natale 2008 nel Guinness dei Primati come quello più povero degli ultimi anni, i segnali di recessione si fanno sempre più forti.
Anche lo sfavillante mondo del calcio è in crisi, ma a farne le spese sono come al solito i più deboli. La preoccupazione non è rivolta al 2009 ma al futuro: il prossimo anno infatti i club avranno ancora l'”ammortizzatore” dei diritti televisivi, che rappresentano il 50% delle entrate, ma poi che succederà?
Il panorama attuale vede sempre più squadre con in bilanci in rosso e pochissimi esempi virtuosi: tra i club più noti a fare da capofila in questa poco onorevole classifica troviamo l’Inter con meno 148 milioni, il Milan a meno 30 milioni, la Juventus che è andata sotto di 20 milioni. Tra i pochi club in attivo da segnalare la Roma, la Lazio, l’Udinese (che paga 23 milioni all’anno di stipendi contro i 180 dell’Inter!), il Genoa.
La situazione è decisamente peggiore per i piccoli club: 132 squadre professionistiche sono troppe e i costi sostenuti dai presidenti iniziano a diventare insopportabili al punto di non riuscire a coprire neanche le spese di prima necessità. Si pensi ai giocatori della Pescara Calcio (che attualmente milita nella Prima divisione della Lega Pro, la vecchia C1) che da un giorno all’altro si sono ritrovati senza acqua calda nelle docce e senza nemeno il pallone, che dovevano portarsi da casa!
Probabilmente da qui a due anni vedremo sparire parecchie società di calcio di certo diminuiranno i tornei e soprattutto gli ingaggi. Chissà che non si ritorni ai tempi in cui i calciatori erano solo degli sportivi di professione e non delle viziate star milionarie?

Adonai