Paul Newman: la morte di un mito
Quando il cinema era ancora la scatola magica dei sogni e i divi creature sovrumane, inimitabili nella loro avvenenza fisica, straordinari nella loro arte. Quando Hollywood era ancora la mecca agognata e inarrivabile della decima musa, quando dopo aver frequentato l’Actor’s studio gli attori debuttavano a Broadway prima di approdare al grande schermo, esistevano uomini capaci di assurgere a mito per le loro doti attoriali e per la loro inconfondibile allure. Paul Newman è tra questi e si fa fatica a parlarne al passato, perché negli anni ci ha accompagnato con la sua intelligente presenza, con la sua fama discreta ma immensa, col suo sorriso irresistibile e quello sguardo impossibile da dimenticare.
Gli occhi blu hanno contribuito alla sua celebrità, insieme ad un corpo scultoreo, malgrado la piccola statura. In un’intervista, con la consueta ironia, dichiarò di non aver mai compreso pienamente cosa vi fosse di così straordinario in quel blu tanto decantato dai fan, poiché era daltonico. La sua classe innata lo ha imposto all’attenzione del grande pubblico in un’epoca in cui furoreggiavano celebrità del calibro di Marlon Brando e James Dean. Per me resta indimenticabile in interpretazioni come Intrigo a Stoccolma (The Prize, 1963), La gatta sul tetto che scotta, (Cat on a Hot Tin Roof, 1958), accanto a Liz Taylor e Lo Spaccone (The Hustler, 1961) nei quali giganteggia grazie al suo fascino e sex appeal. Faccio fatica ad immaginare attori contemporanei in grado di essergli al pari o di eguagliarne la sobrietà e l’impegno umanitario. Dopo il matrimonio precoce e fallito nel 1949 con Jackie Witte, a soli 24 anni, la sua unica inseparabile e invidiatissima compagna di vita è stata l’attrice Joanne Woodward, premio oscar per il film La donna dai tre volti, (Three Faces of Eve) del 1958, l’anno del loro matrimonio.
Su di lui niente gossip, niente immagini rubate, anche per questo la sua stella resta inoscurabile.
Oggi è scomparso un Attore della grande Hollywood, quella irraggiungibile degli anni ’50 e ’60. Era un signore, garbato, distinto, reso ancora più affascinante da quegli occhi melanconici dopo la morte del figlio. Ho apprezzato tantissimo il suo impegno umanitario e la semplicità con cui lo ha fatto. Addio, Paul. E grazie a nome di chi hai fatto sognare con i tuoi film e la tua generosità.
Semplicemente uno dei più grandi attori della settima arte…Un attore che col passare degli anni ha sempre cercato di migliorarsi…non campando sugli allori…Un uomo di una immensa generosità ed umanità…Paul Newman verrà ricordato anche per questo!!!
Addio amico mio…continuerai a vivere nei tuoi meravigliosi personaggi!!!