Rourke, ex pugile suonato ritrova il successo sul ring

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Negli anni ’80, dopo l’uscita di un film che fece molto scalpore, Nove settimane e mezzo che lo vedeva come protagonista insieme a Kim Basinger, Mickey Rourke era considerato un sex-symbol. La pellicola lo catapultò nel mondo delle celebrità, benché avesse alle spalle ruoli anche più interessanti in film di registi di calibro quali Francis Ford Coppola e Spielberg. 

Da ragazzo aveva frequentato assiduamente una palestra per boxer a Miami e  studiato recitazione nel celebre Lee Strasberg Institute.  Divenuto una stella di prima grandezza, acclamato dal pubblico femminile per la sua sensualità ruvida, dopo un paio di film di buon successo e il matrimonio con la modella Carrè Otis, fa parlare di se specialmente per gli eccessi: l’arresto per guida in stato di ebbrezza nel 2007, le dubbie frequentazioni, le liti furibonde con la moglie che più volte lo denuncia per maltrattamenti e violenze, fino al divorzio del 1998.

La sua carriera subisce a questo punto un rapido declino, anche a seguito di scelte artistiche sbagliate, rifiuta infatti ruoli importantissimi che faranno la fortuna di famosi colleghi.

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Nel 1991 in preda alla depressione torna alla boxe animato da un forte istinto autodistruttivo e riesce davvero a farsi molto del male collezionando numerosi gravi infortuni durante numerosi incontri, in gran parte vinti. Naso rotto, costole incrinate, denti spezzati, lingua tagliata e uno zigomo compresso che verrà in seguito ricostruito chirurgicamente, danno al volto dell’attore la particolare fisionomia che ha oggi. Il film di Darren Aronofski The Wrestler, storia di un lottatore ormai distrutto e decaduto, proprio come sembrava essere Rourke come attore prima che la pellicola si aggiudicasse il leone d’oro al Festival di Venezia. Gran parte del merito del film va proprio all’interpretazione di Rourke che per citare Wim Wenders, in questo ruolo “regala un’interpretazione che fa male al cuore”. Il film sembra ricalcare la tormentata vicenda umana dell’attore che risulta per questo credibilissimo e struggente. Alla premiazione il regista è apparso incredulo e felicissimo che un piccolo film indipendente non hollywoodiano avesse trionfato mentre il redivivo attore, impacciato ed emozionato, sembrava un timido esordiente. La speranza è che questa rinnovata giovinezza artistica possa restituire al tormentato Rourke un po’ di equilibrio e di serenità.

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