Trent’anni fa la pistola del sesso Sid Vicious smetteva di sparare

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Trent’anni fa, esattamente il 2 febbraio del 1979, moriva Sid Vicious, pseudonimo di John Simon Ritchie bassista dei Sex Pistols, nato a Londra nel 1957. Aveva appena 22 anni e la sua breve vita era stata all’insegna della trasgressione e degli eccessi, fino all’overdose di eroina che lo uccise.
Le sue doti di musicista non erano particolari, quasi uno strimpellatore più che un vero chitarrista, eppure il suo mito è ancora vivo e a tutt’oggi Sid il Malvagio,
stando alla traduzione letterale dell’appellativo che gli diede John Lydon, meglio noto come Johnny Rotten, resta la più celebre icona punk. Se ne andava in giro indossando t-shirt con grandi svastiche nere in campo rosso perennemente lacere, strettissimi calzoni neri, borchie, catene, collari da cane, cinture dalle fibbie enormi anfibi e una magrezza scheletrica completavano l’iconografia dell’artista pazzo, bello e dannato. La sua amante di allora Nancy Spungen fu trovata morta, nella stanza di Sid al Chelsea Hotel, pugnalata con un coltello che risultò avere le impronte digitali di Vicious. Benché quest’ultimo avesse dichiarato: ”L’ho uccisa perché sono un cane bastardo” la sua colpevolezza non fu mai accertata, poiché la sera dell’omicidio era rimasto per tutto il tempo al centro dell’attenzione della festa che aveva organizzato. Morì appena quattro mesi dopo. Nella memoria restano le sue performance live autolesioniste, i suoi eccessi, la sua dissacrante parodia di My Way e il suo ghigno beffardo che sembra dire: “non prendetemi troppo sul serio, è solo una great rock’n’roll swindle“.

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