Un giorno da Pecora, ovvero l’unica trasmissione radiofonica cui si perdona tutto!

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Hanno in comune la passione per lo sport, il calcio specialmente, e una vena d’ironia leggera che, anche quando accenna a farsi mordace, non cede mai alla battuta grossière, cosa assai rara, specie di questi tempi. Sto parlando del «simpatico» Giorgio Lauro e dell’«anziano» Claudio Sabelli Fioretti, conduttori, dal 2009, di Un giorno da pecora, (in onda su Radio2, dal lunedì al venerdì dalle 13.40 alle 15.00 e dal 2 aprile 2012 anche in diretta TV, sul canale Rai News, in contemporanea). I due formano un affiatatissimo, irresistibile binomio e la loro trasmissione è diventata oramai un cult, al punto che chi non la conosce o non l’ascolta, può tranquillamente considerarsi uno sfigato, specie se non fa vacanze di gruppo…
Le interviste satiriche ai politici sono il centro vitale del programma; ad esse si mescolano interventi di protagonisti dello spettacolo, o della cronaca, nelle improbabili vesti di opinionisti politici. L’ospite in studio è sottoposto a domande incalzanti con la tecnica del “poliziotto buono – poliziotto cattivo”, con l’intento di vincerne le reticenze. Gli esiti sono sorprendenti e più d’una volta hanno dato origine a veri e propri scoop. Più d’ogni cosa colpisce la loro misura: il simpatico e l’anziano evitano scrupolosamente l’affondo, la reazione irritata, restando lievi e divertiti anche di fronte a frasi provocatorie o totalmente assurde, dando prova di superiorità e mestiere. Sto pensando ad esempio a quando Italo Bocchino, qualche puntata fa, col solito sorriso ebete stampato in faccia, si è preso la briga di spronarli ad un “sussulto di dignità”, proprio lui che annovera tra i sussulti più “dignitosi” una tresca extraconiugale con la Carfagna (destino ironico per l’ex ministro delle pari opportunità, e che opportunità, tenuto conto del cognome del vicepresidente di Futuro e Libertà!) e una militanza nel FUAN. L’uso sapiente del linguaggio formulare, caro a Sabelli e Lauro, ha dato vita a dei tormentoni dai quali i radioascoltatori fedelissimi, come me, sono oramai dipendenti.

In cauda venenum il sedicente “divino” Otelma, unica nota dolente del programma, coi suoi ridondanti vaticini sugli ospiti in studio. Non che il presunto mago non faccia ridere di per sé, a partire dall’assurda sigletta «uacciuuariuà». Il sorriso diventa amaro però ripensando alle sue condanne penali per evasione fiscale, circonvenzione d’incapace, diffamazione e ingiuria che, oltre a renderlo decisamente poco simpatico, farebbero sperare per lui soggiorni assai meno ameni degli attuali (perdonate il gioco di parole) nelle patrie galere. Ma a Lauro e Sabelli si perdona tutto, maghi otelma compresi e ascoltarli è un sicuro spasso. Ciò detto, il mio post su Un giorno da pecora può finire. Thank you, goodbye and see you soon!

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