Parla il gigolò preferito dai calciatori italiani – parte 2

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“ho circa 30 clienti giocatori, una dozzina in serie A, ce ne sono alcuni, non tanti, che fanno parte della nazionale e che sono sposati. In tre occasioni mi hanno chiesto di far l’amore in gruppo. Con più giocatori della stessa squadra, ma anche con amici di formazioni diverse. E’ una questione sessuale, niente parole. Tengono molto alla privacy e hanno una dannata paura di essere scoperti e di scoprirsi. Solo uno ha raccontato di sé, si è lasciato andare. Lo sanno che gioco anch’io, ma non vengo richiesto per questo: Mi chiamano per una questione di delicatezza, preferiscono una cosa soft. Sono più attivi che passivi. Molti di loro sono bisex, hanno bisogno di una facciata rispettabile, magari sono anche sposati. In Italia nessun calciatore del campionato ammetterà mai di essere gay, almeno per ora. Ci sono troppo condizionamenti sociali, e forse è giusto così”. I suoi clienti gli danno appuntamento di sera, “nell’unico momento di tranquillità che hanno. Chiedono di rilassarsi. Non hanno alcun problema a farsi baciare sulla bocca. Però sono terrorizzati dall’idea di essere scoperti” ragione per la quale con uno di loro si è “incontrato al buio, fuori Milano, non so chi fosse. I patti erano che tutto dovesse essere fatto a luci spente”. Ma dove avvengono questi trasgressivi incontri? “quasi sempre in albergo o a casa di amici. Negli hotel la scusa è sempre quella di un documento da ritirare, un autografo da firmare, e così si riesce a non farsi registrare”. Quanto costano queste prestazioni? “il prezzo dipende dal contesto e dal tempo. Chiedo da 500 a 2000 euro. Se si tratta di restare tutta la notte, capita di rado, la tariffa sale. Mai avuta una discussione sui soldi, lo capiscono da soli. Come arrivano a me? Tramite il passaparola. Io frequento imprenditori e professionisti, persone che prima di fare questo lavoro non conoscevo. Nella divisione dove gioco io, è capitato che alcuni giocatori si dichiarassero privatamente e di fare sesso nello spogliatoio, correndo il rischio, ma per fare un passo pubblico bisogna avere molto coraggio”. Il motivo è presto spiegato: nell’immaginario collettivo il calciatore è maschio, virile, rude, Gattuso, per intenderci, o Materazzi, come dichiara Claudio Bellucci nel servizio dedicato all’omosessualità dei calciatori: “un calciatore non direbbe mai di essere gay”. Luca Tony richiesto di un suo parere dice ridendo che non è a conoscenza dell’omosessulità di colleghi e commenta che se esistono, certo, nello spogliatoio soffrono parecchio, con tutti quei compagni nudi intorno. Qualcuno in passato ha provato a dichiararsi: Justin Fashanu, nato a Londra da un avvocato nigeriano, primo giocatore nero a raggiungere nel Nottingham Forest la quotazione di un milione di sterline. Vendette al tabloid “The Sun” le sue rivelazioni per 100.000 sterline.
La sua confessione, in esclusiva, apparve col titolo di “Star del calcio da 1 milione di sterline: sono gay”. L’articolo è datato 22 ottobre 1990. Dopo l’emarginazione generale e un’accusa di violenza sessuale su un diciassettenne, ripudiato anche dalla famiglia, in attesa del processo si suicidò impiccandosi con un cavo elettrico in un garage di Londra. Una tragedia che fa riflettere su come la sessualità dei campioni di calcio sia tuttora un tabù inviolabile.

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